Santa, mistica, guerriera, visionaria, chiaroveggente. Lei è stata una giovane donna d’epoca medievale che ha segnato la Storia e i cuori di tutti. Il 30 maggio è il suo giorno, santificata nel 1920 dopo quasi 500 anni dalla sua morte, avvenuta sul rogo. La pulzella d’Orleans e l’archetipo che incarna eternamente ispira tutto il genere femminile e non solo.
Qui puoi leggere parte della sua storia, in una miscellanea sensibile tra visioni, promesse, fate, Angeli e fede immacolata.
La vita di Giovanna D’Arco
Giovanna, in francese Jeanne, nacque il 6 gennaio 1412 a Bonremy, nelle brughiere della Lorena, nel nord est della Francia, capricorno ascendente guerriera.
La sua era una famiglia contadina, composta anche dai fratelli Jean, Pierre, Jacques e Catherine. Come qualsiasi altra coetanea nata in ambienti rurali, la sua educazione fu semplice e pratica: si dice infatti che fosse quasi del tutto analfabeta, a malapena in grado di scrivere il suo nome. È probabile che non sapesse nemmeno leggere. Cionostante, Giovanna era in grado di leggere nel vento e di ascoltarne le energie, quasi come lei stessa perpetuasse tra i movimenti della Natura. La sua purezza era talmente profonda da permetterle di incarnare in cuor suo tutto ciò che la religione prometteva, sebbene ella non avesse avuto neanche un’istruzione religiosa formale. Giovanna non frequentava teologi o altre figure ecclesiastiche di alto rango: la sola connessione alla Chiesa ed ai suoi dogmi avveniva tramite le messe, le prediche e la guida della sua famiglia, seppur appartenente ad una classe sociale fragile. I genitori della ragazza, infatti, di nome Jacques d'Arc e Isabelle Romée, vivevano la vita religiosa tipica dei semplici contadini, fatta di devozione e fede cristiana. Essi trasmisero a Giovanna le basi, come le preghiere da sapere a memoria, e per poter vivere di moralità, tutto ciò che le permise di plasmare la sua sensibilità sull’esperienza diretta che aveva della religione. La sua devozione fuori dal comune cresceva a dismisura nel suo cuore, giorno per giorno, indipendentemente dai dogmi e dai luoghi comuni della sfera religiosa di cui si ritrovava partecipe.
Oltre all’impegno periodico delle messe, le giornate di Giovanna d’Arco scorrevano lente, a stretto contatto con la Natura. Portava gli animali al pascolo e contribuiva ad amministrare le faccende di casa, per quanto possibile, sotto la saggia guida della madre e dei suoi insegnamenti. Come da tradizione, probabilmente, la pulzella già sapeva riconoscere le erbe e lavorare con esse.
"L’albero Sacro delle Fate" è un simbolo importante nello scorrere della vita di Giovanna, al quale si ricollegano molte fiabe e mitologie sacre di diverse culture, dal folklore nordico alle leggende del sud Italia, in particolare quelle legate alle fate della Majella, Abruzzo. Secondo la leggenda, un dì Giovanna D'Arco si trovava nelle brughiere quando d’improvviso un temporale la colse di sorpresa. Ella trovò rifugio sotto un albero di enormi dimensioni. In quel luogo, si dice che fece l'incontro con le Norne, o Parche, che le preannunciarono il suo destino.
“Vicino a Domrémy c’è un albero, lo chiamano l’albero delle Dame oppure, talvolta, l’albero delle Fate. Lì nei pressi c’è una sorgente. Ho sentito dire che gli ammalati vanno a bere l’acqua di quella sorgente per riacquistare la salute. Qualche volta sono andata con altre ragazze a fare delle ghirlande di foglie per adornare la statua di Nostra Signora di Domrémy. I vecchi raccontano che le fate venivano a chiacchierare vicino all’albero. Ho sentito la Jeanne Aubry, che era la moglie del podestà e mia madrina, raccontare a me che vi sto parlando, di aver veduto le fate in quel posto. Ma io non so se questo sia vero. Ho visto delle ragazze del mio paese posare ghirlande di fiori sui rami dell’albero e, quindi, qualche volta l’ho fatto anch’io con loro; certi giorni ce li portavamo via con noi, altre volte le lasciavamo là.” - Estratto da un interrogatorio di Giovanna d’Arco.
La narrazione canonica non si esprime, giustamente, riguardo l’albero cosmico o la sua antica simbologia, tantomeno sugli spiriti della Natura e del Piccolo Popolo che sembra comunicassero chiaramente con la ragazza, probabilmente da sempre, all’ordine del giorno. Giovanna risultava essere infatti da sempre improntata verso la devozione, la preghiera, l’ascolto, la sensibilità e la compassione, ma soprattutto verso la Natura. Il suo animo sensibile spesso ritrovava l’energia durante lunghe passeggiate in solitudine che la ricaricavano e la trasportavano in un’altra dimensione, di silenzi e di connessione al grande disegno cui faceva parte.
Dalle sue epocali contemplazioni, un giorno, poco più che adolescente, la sensibilità della giovane sviluppò quelle che oggi chiameremmo chiaroudienza e chiaroveggenza. All’età di 13 anni, nel giardino del padre, Giovanna iniziò a udire la voce di San Michele proveniente dalla Chiesa vicino, che lì la condusse. Nelle mura della Chiesa e nei giardini Giovanna iniziò a provare delle profonde estasi mistiche che divennero pian piano visioni, messaggi, destini. La prima voce che sentì fu quella di San Michele, alla quale seguirono Santa Margherita d’Antiochia e Santa Caterina d’Alessandria.
Spesso questi personaggi apparivano circondati da figure cristalline, come Angeli, ma lei stessa dichiarerà in seguito di aver udito persino la stessa voce di Dio. Dopo la prima visione di San Michele gli incontri mistici divennero una quotidianità della sua vita, cosa che fece crescere a dismisura la sua fede.
Gli argomenti principali dei discorsi mistici con le relative apparizioni portavano sempre alla stessa conclusione, ovvero il destino di Giovanna. Grazie alla chiaroveggenza, lei riuscì a intravedere il suo futuro. Gli Angeli riuscirono a convincerla che sarebbe diventata la salvatrice della Francia, diventando una donna guerriera, colei che avrebbe allontanato gli inglesi dalla patria. Voci, angeli e visioni mistiche d’ora in avanti segneranno completamente la sua esistenza, perché Giovanna d’Arco sa e sente di dover incarnare la figura della guerriera sacra. Questa diventa la sua chiamata dell’Anima e la sua vita cambia. D’ora in poi vivrà per la sua missione.
Per portare avanti la sua impresa, però, innanzitutto avrebbe dovuto parlare con l’erede al trono di Francia. Per aggirare i dogmi sociali e i generali coi quali dovette interagire per arrivare alla corte del Delfino di Francia, Giovanna tagliò la sua chioma e iniziò a indossare indumenti maschili, all’epoca proibito dalle Sacre Scritture.
Nel 1429, a soli 17 anni, Giovanna riesce ad arrivare alla corte del Delfino di Francia, Carlo di Valois. Fedelmente guidata dai suoi Angeli, lei sapeva più di ogni altra cosa che avrebbe dovuto guidare le milizie francesi verso la vittoria sugli invasori inglesi. La sua fermezza e decisione era fuori dal comune, assolutamente inaudite per una giovane donna della sua età, peraltro ancora minorenne. Chiunque attorno a lei non ne era convinto o, almeno, mostrava una certa perplessità. Persino Carlo VII volle metterla alla prova creando uno stratagemma: desideroso di accertarsi della sua presunta capacità di ricevere messaggi divini, il Delfino si travestì da plebeo prima di ricevere Giovanna, rimanendo poi in una stanza piena di persone. Ovviamente lei riuscì a percepire chi fosse l’erede al trono, senza averlo mai visto prima. E ovviamente le prove per lei non finirono, anzi, iniziarono. Fu sottoposta a vari test, alcuni dei quali prevedevano verifiche sul suo corpo vergine, sulla sua fede e sulla sua vita personale.
La sua vita da mistica guerriera ha segnato profondamente la storia francese e un po’ quella di tutto il mondo, diventando una delle figure più ammirevoli e affascinanti di tutta la cultura europea.
Sarà lei la futura eroina della patria, compiendo missioni belliche in nome della sua fede, perennemente guidata dalla sua indole sensibile.
Il primo, nonché più cruciale, successo militare di Giovanna d'Arco fu la liberazione di Orléans dall’assedio inglese. Ella arrivò nella città di Orléans nel 1429, dopo un anno di occupazione del suolo da parte dell’Inghilterra, che avrebbe senza ombra di dubbio conquistato Orléans se non fosse stato per l’audacia della Pulzella. La sua presenza da angelo bellico in prima linea costante sprigionò un nuovo spirito di fiducia e di coraggio nelle truppe francesi, altresì demoralizzate ormai da tempo. La vittoria di Orléans avvenne grazie alle intuizioni della ragazza e non fu la sola impresa militare da lei efficientemente conquistata, con estremo coraggio e maestria.
Dopo Orléans, Giovanna d'Arco continuò a guidare l'esercito francese in una rapida e vittoriosa campagna lungo la valle della Loira, consolidando la posizione francese e aprendo la strada all'incoronazione di Carlo VII. Con la Loira liberata e la minaccia inglese ridotta, Giovanna esortò Carlo VII a marciare su Reims per la sua consacrazione. Nonostante le esitazioni della corte, la marcia su Reims trionfò. Il 17 luglio 1429, Carlo VII fu incoronato Re di Francia, consacrato nella cattedrale di Reims.
E fu così che probabilmente, con l’avanzare del tempo speso tra i militari, l’ansia di Giovanna per la liberazione totale della Francia crebbe sempre più. La tensione nell’aria dirigeva la ragazza in lungo e in largo per salvare la sua patria, qualunque fosse il prezzo da pagare. Lei propose dunque di assalire la città di Parigi, che era sotto assedio del controllo inglese e borgognone. L’impresa parigina fallì e divenne l’inizio del martirio di Giovanna d’Arco, morta il 30 maggio 1431.
Il 30 maggio è il giorno della ricorrenza di Giovanna d’Arco, perdita che onoriamo con questa ricerca. La sua morte sofferta merita un elogio profondo e votivo che non verrà espresso a parole: la sua fine è una storia senza fine che soltanto il fuoco, il vento, l’acqua e la terra possono contenere. Come tante altre donne mistiche, sensibili e meravigliosamente colme d’Amore, la carne e l’anima di Giovanna d’Arco sono state lasciate al fuoco: l’infinita fine d’essere fiamma.
Oggi sappiamo con certezza che possiamo essere custodi del Fuoco Sacro anche per questa ragione irrazionale. In alto nei Cieli, nelle viscere dei vulcani e delle grotte, nelle foglie e nelle figlie del futuro.
Che il Fuoco sia in noi, con noi, nel Cuore e nella carne, in onore di tutte le Donne.
Con ardore,
Ayami e le Wild Sisters
Testo: Asia Ferrario