Partiremo per un nuovo viaggio verso uno dei tanti luoghi immacolati nel tempo che nascono dalla nostra meravigliosa Italia: Triora, uno dei borghi millenari classificati tra i più belli d’Italia, in provincia di Imperia. La sua antica storia racchiude misteri e segreti dal profumo femminile, prendendo il nome di borgo delle streghe. Sono tanti i pellegrini, visitatori, studiosi e curiosi che percorrono i carrugi di Triora ancor prima di viaggiare verso Salem e tutte le altre città delle streghe del mondo intero.
Noi siamo appena state qui e, come sempre, vi doniamo le nostre visioni e ricerche.
Località
Il borgo è un piccolo comune di neanche 400 abitanti nel bel mezzo delle montagne della Valle Argentina, che si estende dalla costa ligure fino alle alte vette delle Alpi Liguri. Nonostante i pochi cittadini, la zona comunale in cui sorge il borgo è la più estesa di tutta la provincia di Imperia.
Secondo gli esperti, dagli studi condotti rispetto alle numerose chiese della zona, la nascita di Triora risale all’epoca romana, ma nelle vallate circostanti sono presenti diversi menhir e dolmen che fanno pensare ad un’origine ben più antica. La stirpe dei Liguri, infatti, abitava queste terre prima dei Romani. Come sempre, amiamo e ci affidiamo al Mistero.
Tra i tanti sentieri e cammini proposti come non menzionare il Monte Frontè, sulla cima del quale sorge una mastodontica e meravigliosa Madonna, bianca e brillante.
Processi di Stregoneria
Triora è divenuta famosa per via di alcuni processi di stregoneria compiuti nel 1500. Sappiamo che non sapremo mai la vera storia, ma è molto probabile che ci siano stati altri accadimenti spiacevoli che vanno oltre le memorie archivistiche che possiamo studiare. Gli abitanti del borgo sanno e condividono questi racconti avvolti dal mistero, che però non riporteremo qui. Certe informazioni solo il vento le può contenere, lo stesso vento che riempie l’elemento dell’aria e i nostri polmoni. E, dunque, consce che soltanto la Vita possa decidere di farci apprendere o meno determinate informazioni, siamo ancora una volta decise a lasciare che i Venti ci conducano verso il Mistero.
Durante l’anno Mille, Triora divenne parte del dominio genovese, divenendo sempre più potente come Podesteria della Repubblica Marinara di Genova (1099-1797), nonché una delle maggiori potenze commerciali del Basso Medioevo. Una "podesteria" era un territorio governato da un podestà (il titolo più alto tra le cariche civili dell’epoca), incaricato a mantenere l’ordine, amministrare e garantire fiducia alla Repubblica. Il Podestà di Triora esercitava la sua giurisdizione su un vasto territorio circostante, che includeva altri borghi e insediamenti rurali nelle valli, perché Triora non era un semplice borgo sottomesso, bensì un grande centro amministrativo e giudiziario di primaria importanza per la Repubblica di Genova. In questo contesto il prestigio di Triora cresceva a dismisura occupando un ruolo centrale nella vita economica e sociale di tutta l’area. Tutta, certo, sempre escludendo coloro che per vivere lavoravano semplicemente la terra, servendo chiunque stesse al di sopra nella piramide.
Nel 1587 un gelido inverno travolse le campagne e le aree verdi dove cresceva il cibo destinato ai nobili e al commercio. Quando la carestia andò oltre, portando la fame anche nelle case più agiate, soltanto un peccatore poteva cambiare la situazione. Per la presunta crisi di sussistenza furono incolpate tante donne, alcune molto umili, che vivevano presso la Cabotina, il quartiere più povero del paese, e anche donne dalla condizione sociale più elevata. Su richiesta dell’allora Podestà Stefano Carrega, arrivarono in paese figure di grande autorità come il vicario inquisitoriale e il vicario del vescovo di Albenga, Gerolamo Dal Pozzo. Ormai era chiaro che fosse la Stregoneria la causa di tutti i mali, ragion per cui vennero esortati tutti i cittadini di Triora, durante la messa, a denunciare chiunque potesse essere sospettata. La paura e la tensione travolsero la società e in pochissimo tempo iniziarono indagini e interrogatori raccapriccianti, ovviamente per mezzo di varie torture.
Fu così che iniziarono i processi di Stregoneria a Triora, con oltre quaranta donne sotto inchiesta e un uomo, Biagio Verrando (id. Biagio de Cagne, a seconda delle fonti).
Come sempre, per mettere fine al dolore e incontrare finalmente sorella Morte, tanti decidevano di dichiarare il falso e accontentare gli Inquisitori.
Piangiamo dunque circa una quarantina di donne: diciannove di esse, oltre un uomo, furono incarcerate a Genova; cinque morirono imprigionate nel comune di Triora, dietro le sbarre; nove non sopravvissero alle torture.
Quando, verso la fine dei processi, i verbali giunsero al cardinale Giulio Antonio Santoro, arcivescovo di Santa Severina e segretario del Sant'Uffizio, la sua reazione fu veemente e accusò i giudici locali di «inumanità et crudeltà».
Le sentenze finali, emesse circa nel 1590 dopo accuse, persecuzioni e martiri, si rivelarono invece sorprendentemente clementi. Alcune delle accusate furono condannate solo all'abiura e a recitare penitenze, mentre molte altre vennero rilasciate. Anche l'unico uomo coinvolto dovette soltanto abiurare.
I documenti dei processi ed i verbali di interrogatorio sono attualmente conservati presso l'Archivio di Stato di Genova.
Per chi può sentire, ascoltate la voce del Vento.
Antonietta, l’ultima erbaria di Triora
Dopo Palazzo Stella, passando per il grande Cerbero, simbolo di Triora, perdendosi in uno dei vari carrugi del paesino, si arriva a tre gradini floreali che precedono le porte della casa magica di Antonietta Chetta, l’ultima erbaria vivente di Triora. Classe 1928, segno zodiacale della Vergine e due grandi occhi quasi centenari che ti portano sulle ali del Cuore del Mondo.
Antonietta è una stella, o più precisamente una fata, come le piace definirsi. Il suo sapere ha incantato persino le emittenti della tv italiana oltre che radio, giornalisti. Noi abbiamo avuto l’onore e il piacere di conoscerla e non potevamo che portare anche a voi questa meraviglia di donna!
La sua vita inizia in provincia di Lecce e ancora in fasce raggiunge la Liguria assieme alla sua famiglia. Il padre di Antonietta, un coltivatore, le trasmette innumerevoli conoscenze e soprattutto l’arte di saper raccogliere la ricchezza della terra e la semplicità. Tutto il sapere tramandato dal padre lei lo ha custodito, coltivato e insegnato agli altri, specialmente ai suoi eredi, ma anche ai curiosi che la raggiungono e con i quali ella è disponibilissima, comprese noi di Wild Sisters United.
Possano le parole qui scritte incoraggiare noi e tutte le Donne del mondo a volare libere, di notte e di giorno, su scope, destrieri o saette, coraggiosamente vive e padrone di sé.
Noi onoriamo la Vita e desideriamo imparare ad utilizzare la terminologia strega, nonostante tutto.
Con infinito coraggio e Amore,
Ayami e le tue Wild Sisters.
Testo: Asia Ferrario